Ad oltre dieci anni la riforma pensionistica Monti-Fornero, il tema dell’uscita dal lavoro torna caldo e i partiti politici sembrano pronti a riaprire il dibattito, a partire da Quota 41 con la Lega vorrebbe fosse la risposta alla fine di Quota 102 dopo che anche Quota 100 (che prevedeva l’uscita a 62 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi) è andata in pensione a fine 2021. Il problema è che Quota 41, come ha scritto ricordato Il Corriere della Sara, è oggi riservata ai lavoratori cosiddetti “precoci” e categorie tutelate (disoccupati, invalidi, chi fa assistenza a familiari disabili, lavori usuranti e gravosi). “Il problema di Quota 41- ha scritto in queste ore lo stesso quotidiano - si chiama “fondi”: nel 2021 l’Inps aveva stimato i costi dell’estensione a tutti di Quota 41 superiori ai 4 miliardi nel primo anno, per poi superare i 9 miliardi 10 anni dopo. Un’enormità”. Sullo stesso tema c’è la proposta, dell’ottobre scorso, del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che vorrebbe un anticipo intorno ai 63 anni per i lavoratori appartenenti al sistema misto, che avrebbero così la possibilità di accedere a una prestazione di importo pari alla quota contributiva maturata alla data della richiesta per poi avere la pensione completa al raggiungimento dell’età di vecchiaia. Intanto, si profila una possibilità che ha dell’incredibile: dopo il 2026 i 67 anni di uscita per andare in pensione di vecchiaia potrebbero salire.
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La Festa della Repubblica si onora combattendo la precarietà e valorizzando il lavoro con stipendi legati all'inflazione, senza più discriminazioni di Stato”: lo dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel giorno della ricorrenza del referendum istituzionale del 1946. “Abbiamo in Italia 200mila docenti e 50mila Ata supplenti che vanno assorbiti nei ruoli dello Stato ed invece continuano a rimanere precari perché fa troppo comodo a chi gestisce le casse pubbliche tenerli in questo stato. C’è poi il problema degli stipendi di categoria ridotti all’osso e divorati dal costo della vita, e che vanno assolutamente incrementati con un contratto ponte per il triennio 2019/21, per poi concentrarci sul Ccnl attuale anche per migliorare l’organizzazione e le norme di gestione del personale ad iniziare dalla mobilità bloccata – conclude Pacifico - da vincoli ingiusti e anacronistici”.
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