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Corriere della Sera: stabilizzare i precari della scuola? Decide l’Europa

Cosa succederebbe se venissero stabilizzati tutti i precari della scuola? Secondo stime della Ragioneria dello Stato, tra docenti e personale Ata, si parla di 113.556 lavoratori. Quasi ventimila dei quali hanno già presentato ricorso per ottenere il tempo indeterminato. Nel privato ormai la giurisprudenza è consolidata: bastano tre o più contratti a tempo determinato per 36 mesi consecutivi per essere certi della conversione, il passaggio cioè da determinato a indeterminato. Il sogno di ogni precario. Nella scuola, però, le regole sono diverse.

In dieci anni, sempre secondo la Ragioneria, soltanto 232 professori e collaboratori amministrativi hanno ottenuto dal giudice del lavoro l’assunzione d’ufficio (molti di più hanno invece incassato arretrati e scatti di anzianità).

Lo scorso 20 giugno la Cassazione si è espressa in maniera molto chiara sull’argomento, evidenziando che le assunzioni del precariato pubblico avvengono in perfetta conformità al dettato normativo. Ora però potrebbe essere l’Europa a cambiare le carte in tavola.

Un giudice del tribunale di Napoli, Paolo Coppola, ha infatti sollevato questione di pregiudizialità davanti alla Corte di Giustizia del Lussemburgo. Chiamato a dover decidere sulla richiesta di conversione di una docente precaria, la professoressa Raffaella Mascolo, il magistrato ha girato la questione ai magistrati europei.

Chiedendo, in sintesi, un chiarimento su come contemperare la direttiva europea del 1979 che impone un tetto alle assunzioni a tempo determinato e la sentenza dei supremi giudici italiani che invece le ritengono compatibili con le leggi italiane. Se la decisione dei giudici europei contraddicesse l’orientamento preso dalla Cassazione, ciò costituirebbe un precedente. Che spalancarebbe le porte alle decine di migliaia di docenti che, con anni di insegnamento alle spalle, abbiano maturato il diritto alla cattedra.

“Bisogna ricordare che a Bruxelles sono pendenti due procedimenti di infrazione nei confronti dell’Italia per la questione del precariato della scuola – sostiene l’avvocato Sergio Galleano, che difende gli interessi dell’Anief -. Un eventuale pronuncia della Corte Europea favorevole alle nostre richieste, potrebbe costringere lo Stato italiano a prendere provvedimenti”. Quali provvedimenti? “Ad esempio costringere lo Stato a stabilizzare i precari che ne hanno maturato il diritto. O, in alternativa, modificare la legge”.

Per Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, “l’ordinanza di remissione del giudice Coppola conferma quanto diciamo da tempo: l’ultima parola sui ricorsi presentati dai precari della scuola che dopo aver svolto 36 mesi di servizio chiedono la stabilizzazione verrà dai giudici europei indipendentemente dall’intervento derogatorio del Parlamento, dalla sentenza della Cassazione o da eventuali pronunce della Consulta”.

Fonte: Corriere della Sera