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Forexinfo - Pensioni: 50enni andranno in pensione con metà del loro stipendio, ai giovani pochi spiccioli. La denuncia dell’Anief

Gli attuali 50enni andranno in pensione con un assegno pari alla metà del loro ultimo stipendio, i giovani con un assegno pari a un terzo. In Italia non c'è più futuro. 

Una proiezione effettuata dall'Anief rilascia un quadro a dir poco sconfortante sul futuro dei lavoratori italiani. I cittadini di mezza età andranno in pensione con un assegno pari alla metà dell'ultimo stipendio. Ma le prospettive diventano ancora più buie per i giovani che, secondo l'associazione, avranno accesso ad un trattamento previdenziale pari ad un terzo del loro stipendio. Come faranno a vivere? Un mistero.

I dati, confermati dall'inchiesta di Progetica sui numeri dell'INPS parlano chiaro. In riferimento in particolare al comparto scuola, i calcoli dimostrano che i nati nel 1960 andranno in pensione tra il 2028 e il 2031 con un assegno pari a 850 euro. Dopo aver versato 43 anni di contributi, la loro pensione sarà pari al 54% dell'ultima busta paga.

Una tragedia per i più giovani. I nati nel 1990 andranno in pensione a 73 anni. Dopo aver lavorato per più di mezzo secolo, percepiranno 400 euro al mese, il 33% dell'ultimo stipendio.

I dati si basano sugli attuale congiuntura economica e sulla stretta sulle pensioni in corso. Se la situazione non migliorerà. l'unica soluzione possibile per sopravvivere sarà quella di aderire al Fondo di Comparto e alla pensione integrativa bancaria garantita con sgravi fiscali.

Per questi motivi, Anief valuta ricorsi in Europa per violazione della direttiva 88/2003 sull'organizzazione dell'orario di lavoro.

Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, commenta così:

"La fase discendente delle pensioni dei cittadini italiani ha avuto inizio a partire dal tradimento del patto generazionale, nel 2001, quando i neo assunti, a seguito d'uno scellerato accordo sindacale, si sono visti improvvisamente decurtare quasi il 30% delle vecchie liquidazione nel passaggio da TFA al TFR, dove però, non opera la trattenuta illegittima del 2,5%: una nuova ingiustizia di cui nessuno parla".
E ancora:

"Se a questo aggiungiamo le norme sempre più stringenti sui requisiti per lasciare il servizio lavorativo, il risultato è che si lavorerà una vita per avere meno dell'assegno sociale, sempre che sia ancora liquidata la stessa. Non è possibile pensare che fino al 2011 si prendeva come pensione l'80% dell'ultima retribuzione e che dopo vent'anni, grazie alla riforma Monti-Fornero e a quelle precedenti, nel 2031 si potrebbe prendere il 26% per cento in meno (54%). E che dopo altri vent'anni, si ridurrà di un ulteriore 20%, portando l'assegno pensionistico addirittura ad un terzo dell'ultimo stipendio percepito. Siamo ormai alla macelleria sociale, con il tradimento del primo articolo della Repubblica: potremmo dire che l'Italia non sarebbe più fondata sul lavoro ma sulla schiavitù".

 

Fonte: Forexinfo