La stampa scrive

Avanti - Scuola bocciata. Anche la Spagna spende di più

L'Italia deve "migliorare equità ed efficienza" del suo sistema educativo, che "ha un basso rapporto tra qualità e costo e dovrebbe fare di più per migliorare le opportunità per i meno qualificati". Lo scrive l'Ocse nel suo rapporto 'Going for Growth' rilevando, in particolare, le poche risorse destinate al settore. L'Ocse bacchetta in particolare il nostro Paese per la spesa per l'istruzione "scesa ben al di sotto della media" e per i numerosi cambi, "tre in quattro anni", al vertice dell'agenzia per la valutazione della scuola.

Sulla questione è intervenuto anche il sindacato Anief, citando la trasmissione Rai, 'Presa Diretta', che ieri ha rivelato che gli istituti aspettano invano da 10 anni oltre 500 milioni di euro per il loro funzionamento e che senza i contributi dei genitori non potrebbero più andare avanti.

"E vale più di qualsiasi commento – dice Marcello Pacifico (Anief-Confedir) – quanto accaduto al liceo Caravaggio di Roma, dove il dirigente scolastico è stato anche bacchettato dal Miur per aver anticipato i soldi per i corsi di recupero delle lacune degli studenti: per l'amministrazione avrebbe dovuto, invece, aspettare di avviare un contenzioso. Senza, peraltro, dare inizio ad alcun corso per gli studenti.

I dati, come se non bastasse, sono in linea con quelli dell'Annuario statistico italiano pubblicato di recente dall'Istat, in base al quale l'Italia si classifica ultima nell'Unione Europea per la spesa pubblica nell'istruzione. Analizzando la Tavola 7.20 – collocata a pagina 269 del corposo rapporto annuale – si evince che il nostro Paese riserva alla crescita e alla cultura dei giovani appena il 4,6% del Prodotto interno lordo. La graduatoria è guidata dalla Danimarca (7,9% di "Spesa pubblica per l'istruzione in % sul Pil"), ma fanno meglio di noi anche tutti Paesi più vicini all'Italia, come Regno Unito (6,4%), Paesi Bassi (6,2%), Francia (6,1%), Portogallo (5,5%) e Germania (5,1%).

La stessa Spagna, che non brilla di certo per le condizioni economiche statali, riesce comunque a dedicare alla cultura delle nuove generazioni il 5,5%, che corrisponde quasi ad un punto percentuale in più rispetto all'Italia. Dall'indicatore, che si riferisce a tutti i livelli d'istruzione e considera come fonti di finanziamento le spese dirette pubbliche per gli istituti scolastici e i sussidi pubblici alle famiglie, emerge quindi un dato inequivocabile: su questo capitolo di spesa, l'Italia si piazza mestamente in fondo alla classifica dei Paesi europei. E anche rispetto agli Stati Uniti (6,9%) la nostra spesa pubblica per l'Istruzione è irrisoria. Superano ampiamente il nostro Paese anche l'Australia (5,8%) e il Giappone (5,1%).

Già nel 2012, la riduzione del 5% del finanziamento dedicato nel 2011 al settore dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sia stata operata dai Governi di sedici Paesi della Comunità Europea, tra cui l'Italia dove però i tagli hanno continuato a investire anche la spesa per studente, già sotto la media UE, in cattiva compagnia di Spagna, Croazia, Bulgaria, Lettonia e Romania. L'Italia è l'unico Paese dell'Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria a dispetto di un aumento in media del 62% degli altri.

Fonte: Avanti