La stampa scrive

A venti giorni dall'inizio dell'anno scolastico, ancora molti problemi per i docenti. Quelli delle superiori sono ancora in attesa della sede, mentre per quelli di asilo, elementari e medie l'algoritmo elaborato dal Ministero dell'istruzione ha creato non poca confusione, assegnando le sedi preferite ai docenti con pochi punti, penalizzando invece i colleghi con più punti. Ci spiega la situazione Silvio Maglio, coordinatore di Anief  Treviso.

I lavoratori hanno diritto a “beneficiare di ferie annuali retribuite di almeno quattro settimane“. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Unione Europea, attraverso una sentenza riguardante un dipendente pubblico di Vienna, Hans Maschek, che si era visto rifiutare l’indennizzo per le ferie non godute a causa di una malattia subita nel periodo precedente l’accoglimento della sua domanda di pensionamento. A riprendere il provvedimento, l’Anief, in un comunicato nel quale si aggiunge che i giudici di Lussemburgo hanno pure ribadito che “il diritto alle ferie annuali retribuite costituisce un principio particolarmente importante del diritto sociale dell’Unione“. Questo “è conferito a ogni lavoratore, indipendentemente dal suo stato di salute. Quando cessa il rapporto di lavoro e dunque la fruizione effettiva delle ferie annuali retribuite non è più possibile, la direttiva prevede che il lavoratore abbia diritto a un’indennità finanziaria per evitare che, a causa di tale impossibilità, egli non riesca in alcun modo a beneficiare di tale diritto, neppure in forma pecuniaria”.

I lavoratori hanno diritto a “beneficiare di ferie annuali retribuite di almeno quattro settimane“. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Unione Europea, attraverso una sentenza riguardante un dipendente pubblico di Vienna, Hans Maschek, che si era visto rifiutare l’indennizzo per le ferie non godute a causa di una malattia subita nel periodo precedente l’accoglimento della sua domanda di pensionamento. A riprendere il provvedimento, l’Anief, in un comunicato nel quale si aggiunge che i giudici di Lussemburgo hanno pure ribadito che “il diritto alle ferie annuali retribuite costituisce un principio particolarmente importante del diritto sociale dell’Unione“. Questo “è conferito a ogni lavoratore, indipendentemente dal suo stato di salute. Quando cessa il rapporto di lavoro e dunque la fruizione effettiva delle ferie annuali retribuite non è più possibile, la direttiva prevede che il lavoratore abbia diritto a un’indennità finanziaria per evitare che, a causa di tale impossibilità, egli non riesca in alcun modo a beneficiare di tale diritto, neppure in forma pecuniaria”.

“Al ministero dell’Istruzione stanno lavorando alacremente per l’individuazione definitiva dei titoli da collegare alla chiamata diretta dei docenti, che porterà quasi 10 mila docenti, in prevalenza assunti con le fasi finali della Legge 107/2015, a ottenere la titolarità su ambito territoriale: dopo la rottura con i sindacati, l’amministrazione avrebbe sempre più l’intenzione di redigere, a breve, delle linee guida con all’interno un ventaglio base di requisiti molto ampio, da cui successivamente i dirigenti ricaveranno i 4 o 6 requisiti ritenuti utili per l’assegnazione del posto con la nuova modalità prevista dal comma 79 della riforma approvata un anno fa dal Governo”. Così l’Anief in una nota circolata in questi giorni, dove sottolinea come questo modo di procedere possa essere “addirittura peggiorativo della Legge 107/2015, che già conteneva una percentuale altissima di storture e norme peggiorative per la didattica e il personale che la mette in atto”.

“L’individuazione, quasi maniacale, dei titoli – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – su cui Miur e sindacati, sino a giovedì scorso, hanno continuato a spendere tempo ed energie, non risolve il problema. Non cambia nulla, infatti, se i requisiti richiesti per ricoprire il posto sono ristretti o allargati: in ogni caso, l’adozione di modalità standard, sulla base di parametri generici, costituisce una forzatura rispetto alle precipue necessità espresse dalla scuola attraverso il Piano dell’ offerta formativa triennale”.

“L’individuazione dei titoli – sottolinea Pacifico – non era e non rimane l’aspetto fondamentale attorno a cui concentrarsi: in ogni caso, le esigenze della scuola verranno dettate preliminarmente da Viale Trastevere. La logica vorrebbe, invece, che accadesse l’esatto opposto: è ogni scuola, sempre sulla scorta di quanto indicato dall’organo supremo in materia, il Collegio dei docenti, che deve indicare i requisiti, senza che questi siano decisi a monte o dall’esterno. La Legge, del resto, parla chiaro: a tenere in mano il timone sono le richieste delle scuole, non l’amministrazione centrale attraverso liste precostituite da far utilizzare ai presidi”.

Nella tarda serata di ieri si è giunti all’interruzione definitiva delle trattative che porterà, quasi sicuramente, ad un atto unilaterale del Ministero dell’Istruzione, con l’organico dell’autonomia che si ritroverà, così, sottoposto alla discrezionalità dei dirigenti scolastici. Abbinando questa già paradossale situazione al comma 71 della stessa legge, in base al quale gli accordi tra le scuole individuano “i criteri e le modalità per l’utilizzo dei docenti nella rete”, il cerchio si chiude con la perdita definitiva della titolarità dei docenti. Così le scuole saranno gestite in modo sempre più vicino al modello aziendale, allontanandosi da quello pubblico.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’errore è stato quello di trattare su una disposizione che già la Consulta ha reputato irrispettosa dei precetti costituzionali, quando la Lombardia tentò di imporre la chiamata diretta, con un colpo di mano, nella sua regione: perché, ravvisò la Corte Costituzionale, gli insegnanti della scuola pubblica vanno scelti sulla base di requisiti e procedure trasparenti, non certo discrezionali. Oggi più che mai siamo convinti che andrà nella stessa maniera anche a livello nazionale.

La novità è stata presentata dal Miur: un documento valuterà se gli obiettivi posti dall'istituto a inizio anno siano stati effettivamente rispettati o meno. In caso di riscontro positivo potranno esserci premi in denaro; in caso negativo, invece, i presidi potrebbero non vedersi rinnovato il contratto. Perplessità dal sindacato Anief.
 
 

In Francia 1.400 euro in più ad ogni insegnante che già oggi guadagna più di un preside italiano. Perché il nostro Governo è fermo a 17 euro d’incremento? Grazie ad un investimento di un miliardo, promosso dal ministro della pubblica istruzione transalpino, Najat Vallaud-Belkacem, la busta paga dei docenti d’Oltralpe presto arriverà in media a 3.900 euro lordi: una cifra vicina a quanto dovrebbe essere assegnato ai tre milioni di dipendenti pubblici italiani, se solo si allineassero gli stipendi alla metà degli aumenti dell'inflazione cresciuti negli ultimi otto anni.
Con i salari dei docenti, fermi a 1.300-1.500 euro, scivolati sotto pure a quelli degli impiegati.

Per questo, Anief ribadisce la necessità di ricorrere al giudice del lavoro per ottenere giustizia.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): si tagliano i fondi per adeguare gli stipendi, fermi dal 2009, al costo della vita e per diversi anni si blocca pure la progressione di carriera (tanto che nel DEF 2016 l'indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale viene bloccata almeno sino al 2018 e forse anche fino al 2021), salvo poi mettere nel piatto delle briciole frutto di ulteriori risparmi e tagli che dovrebbero premiare solo alcuni dimenticando il lavoro di tutti.