Venerdì 1° ottobre, dalle ore 8 alle 11, ci sarà la prima di una serie di assemblee sindacali organizzate da Anief. I relatori saranno: Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, e Giovanni Portuesi, presidente Sicilia Anief
Venerdì 1° ottobre, dalle ore 8 alle 11, ci sarà la prima di una serie di assemblee sindacali organizzate da Anief. I relatori saranno: Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, e Giovanni Portuesi, presidente Sicilia Anief
“Sto lavorando per raggiungere impegni importanti che riguardano il tema salariale, la formazione e la partecipazione”: sono dichiarazioni importanti quelle rilasciate dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi durante ‘Futura 2021’. Il ministro ha aggiunto: “Il Governo non solo soltanto io e questo riguarda appunto il Governo e le sedi appropriate”. A questo proposito, l’8 settembre, le organizzazioni sindacali e il Ministro Bianchi si sono incontrate per l’atto di indirizzo da inviare all’ARAN. Seguiranno altri incontri nelle prossime settimane. Al momento, il punto di partenza è il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, sottoscritto in data 10 marzo 2021. Per l’istruzione il piatto piange: dovrebbero essere previsti 1,7-1,8 miliardi, che garantirebbero – al netto di eventuali risorse aggiuntive – circa 87 euro di incremento medio loro mensile, compreso l’elemento perequativo da 11,50 euro medi previsto dal precedente Ccnl 2016-2018. Una cifra che dunque non avrebbe il favore dei lavoratori della scuola, senz’altro, commenta Orizzonte Scuola.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sostiene che “non ci si può ripresentare con un aumento contrattuale attorno al 3,5%, come l’ultima volta. Il personale della scuola merita incrementi importanti, che portino le loro buste paga ai livelli europei e Ocse. Servono almeno 200 euro in più di media, ma siccome bisogna anche pensare al recupero dei sette punti percentuali persi per via dell’inflazione degli ultimi anni, riteniamo che l’obiettivo sia quello di arrivare ad un aumento di 300 euro netti. Per farlo, certamente, occorre mettere meno anche alle norme, che bloccano gli incrementi sopra una certa soglia. E ai finanziamenti, facendo capire al Mef che si tratta di un impegno non più procrastinabile. Sono parti essenziali che la nostra Confederazione porterà avanti nel confronto con l’Aran, per arrivare il prima possibile alla firma del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro di una categoria dimenticata per troppo tempo”.
Continuano gli interventi-vetrina per permettere il mantenimento delle lezioni scolastiche in presenza. A parole, infatti, la scuola è la sorvegliata speciale per quanto riguarda l’evoluzione dei contagi da Covid19: si è introdotto il Green Pass obbligatorio, sebbene illegittimo e discriminante, tra il personale; si è deciso di mantenere le mascherine durante tutta la permanenza a scuola. Come fa parte di questo debole modello di intervento l’adozione di test salivari, ogni mese, ad appena l’1% degli alunni. Adesso, i rappresentanti del Governo ci dicono che tra 15-20 giorni si potranno iniziare a quantificare i problemi e i benefici. Nel frattempo si continua a fare finta di nulla sulle avvisaglie degli ultimi giorni, con già quasi mille classi costrette a quarantena e dad subito dopo il ritorno all’attività didattica.
Anief non è d’accordo: “Quando a metà ottobre si prenderà atto dell’inefficacia di questi provvedimenti – dice Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato rappresentativo – sarà ormai troppo tardi per rimediare. Anziché fossilizzarsi su procedure discutibili, anche normativamente, come quella del Green Pass, occorreva impegnarsi fattivamente sull’aumento degli spazi e il dimezzamento del numero di alunni per classe, con contestuale adeguamento del numero di docenti e Ata da assegnare in ogni istituto”.
“La scuola moderna, della didattica che guarda alla qualità e ai bisogni del singolo e all’inclusione come diritto prioritario, non è più compatibile con i freddi e cinici numeri imposti dal Dpr 81/2009: il diritto allo studio non può prevedere classi da oltre 27 alunni, ma nemmeno da 25 o da 20. Il numero massimo deve essere fissato a 20, sia per motivi di apprendimento che per salvaguardare la sicurezza e prevenire pure i contagi da Covid19. Tutto questo non è stato fatto e tra 20 giorni non potremo che raccogliere i cocci di una politica sbagliata che – conclude Pacifico - ha messo ancora una volta da parte i veri bisogni della scuola italiana”.
Anche quest’anno il numero totale dei posti vacanti di DSGA è altissimo avendo raggiunto quota 1.826. Significa che una ogni quattro-cinque scuole non ha il suo Direttore dei servizi generali e amministrativi. Dopo le assunzioni dell’ultimo anno, la quantità di posti è tornata a crescere per effetto della legge di Bilancio 2021 che ha previsto, per l’anno scolastico in corso, 2021/2022, una modifica dei parametri sul dimensionamento delle scuole, per cui il numero di questi risulta più esteso. La comunicazione è arrivata dal Ministero dell’Istruzione un paio di giorni fa, durante l’illustrazione della bozza del Decreto interministeriale sull’avvio alle nuove procedure concorsuali ordinarie per l’accesso al profilo di DSGA, al tavolo dell’informativa sindacale: il direttore generale per il personale, Filippo Serra, ha detto che a breve verrà pubblicato il bando per le nuove procedure concorsuali ordinarie, regionali, per l’accesso al profilo.
È deludente il progetto d’azione incentrato sulla somministrazione dei test salivari nelle cosiddette scuole “sentinella” voluto dagli enti preposti per monitorare i contagi da Covid10 tra gli alunni che frequentano gli oltre 40mila plessi scolastici italiani: l’Istituto Superiore di Sanità e la Struttura Commissariale per l’emergenza Covid19, assieme al ministero della Salute, al ministero dell’Istruzione e la Conferenza delle Regioni e Province, hanno infatti predisposto un piano nazionale, specifico per l’ambito scolastico, basato sull’offerta gratuita di test diagnostici che si ferma ad ridotto campione di scuole primarie e secondarie di primo grado, quindi coinvolgendo alunni tra i 6 e i 14 anni. I campioni saranno raccolti ogni 15 giorni, con modalità di raccolta e consegna che verranno stabilite dalle singole Regioni/Province Autonome.
Ma quante scuole saranno coinvolte? Appena 3 massimo 4 per provincia, provvedendo ad una continua rotazione. Significa che in una provincia come Roma verranno monitorate 3-4 istituti su 3mila, per complessive 28mila classi ed una media che sfiora i 23 alunni a classe. Quindi, a fronte di 600mila alunni, ci si ferma a monitorarne meno di 1.000. Anche i numeri nazionali parlano da soli: si controllano ogni 15 giorni, con i test salivari, 55mila alunni, quindi 110mila al mese. E nulla si fa sugli altri 8 milioni.
Secondo l’Anief il campione coinvolti nei controlli è risibile, quindi del tutto insufficiente, per sperare di attuare un monitoraggio degno di questo nome: “Quando abbiamo chiesto di verificare settimanalmente in tutte le scuole lo stato dei contagi da Coronavirus, non intendevamo certo la soluzione. I controlli attuati mensilmente su poco più dell’1 per cento degli studenti cosa possono rappresentare? Quello che può derivare è solo l’andamento statistico-simulato di come sta evolvendo il virus. Mentre quello che serviva e che avevamo chiesto era una verifica settimanale proprio per tenere sotto controllo i contagi ed isolare gli eventuali infettati. Il monitoraggio per noi era e rimane utile allo studio e anche alla prevenzione. Inoltre, non comprendiamo l’esclusione a priori del personale scolastico dal campionamento: forse si vuole far credere che la vaccinazione, realizzata ormai dal 95 per cento dei lavoratori, può considerarsi uno schermo efficace contro il Covid? Sappiamo bene che non è così. E che lo stesso illegittimo Green Pass non basta a frenare i contagi, tanto è vero che siamo a quasi mille classi già dopo pochi giorni dal ritorno alle lezioni”.